venerdì 25 aprile 2008

La potenza e l'eleganza



"... e mi manca il respiro se tu te ne vai..."



Così canta Sergio Cammariere... e sulle sue note, mi ritrovo ad osservare, in silenzio, il mare. Fisso affascinata il suo andare e venire, ininterrotto, dondolando, seguendo il suo ritmo, mentre altrove la vita scorre.


La sento pulsare, avverto lo scorrere del sangue sotto la sperfice liscia di questa epidermide che, a tratti, avverto estranea, involucro intangibile, quasi di filigrana. Sangue caldo, portatore di vita, ossigeno, nutrimento.


Come poter riprodurre qui il lento scivolare di quelle insignificanti molecole di idrogeno e ossigeno, con i loro legami polari, che tutto possono, ma nulla li tocca. Atomi su atomi, nuclei... eppure... in loro mi perdo, una nenia lontana prende il posto delle parole, vorrei abbandonarmi, oltre la vita, fuggire via, lontana, lasciare d'improvviso questo corpo e tutti i vincoli che mi trattengono. Basta doveri, aspettative mancate, speranze infrante. Basta promesse, basta bugie e sotterfugi. Lasciarsi andare.


Solo il silenzio, il mare, l'andare e venire delle onde, l'incessante respiro di questa enorme massa d'acqua, potente, elegande, magnifica, insuperabile, impalpabile, incontenibile. Quanti aggettivi per descriverlo, questa realtà così "tanta", così enorme.


Sabbia fine, sotto le dita, contatto e comunione con la vita, con il mondo, con la terra. Osservo quei piccoli granelli e mi domando, dove, come, quando. Quanti altri uomini sono già passati di qui, quanti hanno calpestato questo bagnasciuga, quanti, scoraggiati, temerari, valorosi, uomini d'armi o bambini, donne incinte, donne in fuga, donne innamorate. Un piccolo cristallo, minuto, insignificante in mezzo a tanti altri, ma se quei tanti non ci fossero nemmeno la spiaggia avrebbe modo d'essere. Granelli come noi, uomini, unici fra tanti, senza di noi solo il creato. Senza di noi niente più smog, inquinamento, effetto serra, cemento, case. Solo verde, animali che lotterebbero per ritrovare un equilibrio perduto.


Eppure siamo qui. Ognuno di noi a lottare per costruire la sua storia, o solo a cercare di passare al meglio questo tempo che ci è concesso. Qualcuno ha smesso di lottare, si lascia vivere, si lascia portare, presenza assente di un mondo che, ignaro, continua la corsa, ma verso cosa poi, non si sa.


Eppure, dinnanzi al mare, soccombo. Il correre, il ricordare, l'affannarsi, il dispiacersi, l'adirarsi, lo sconforto, il pianto, la rabbia. Tutto il cattivo e l'incontrollabile fluisce verso le profondità. Nell'orizzonte si perde il nostro essere disillusi, una forza nuova, piccola da principio, s'insinua, si fa spazio. Lacrime scorrono, lontane, indipendenti, beffarde, e si portano via il male. Sale s'asciuga sulla gota, domani non ci sarà più. Ma rimarrà il sapore iodato di un'aria nuova, che purifica, che deterge, che salvifica.


E noi, uomini nella storia, gocce nel mare, granelli nella sabbia, andiamo oltre, forze sconosciute ci spingono a lottare, a credere, a combattere per un'ideale, per l'amore, per la vita. E' il cuore che pulsa, il sangue che scorre, il cervello che pensa.


E' l'uomo.


Nessun commento: